Appunti sul testo "Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo". Viene considerata l'arte di Paolo III, la committenza artistica, e l'arte utilizzata come propaganda. Inoltre vengono descritti gli affreschi e le decorazioni di Castel Sant'Angelo.
Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo
di Gabriella Galbiati
Appunti sul testo "Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo". Viene
considerata l'arte di Paolo III, la committenza artistica, e l'arte utilizzata come
propaganda. Inoltre vengono descritti gli affreschi e le decorazioni di Castel
Sant'Angelo.
Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa -
Napoli
Facoltà: Conservazione dei Beni Culturali
Esame: Storia dell'arte moderna
Docente: Maria Calì
Titolo del libro: Gli affreschi di Paolo III a Castel Sant'Angelo.
Progetto ed esecuzione. Catalogo della mostra.
Autore del libro: Eraldo Gaudioso
Editore: De Luca
Anno pubblicazione: 19811. Paolo III Farnese e la politica delle arti
Il pontificato di Paolo III si caratterizza come un’epoca di trapasso e di transizione, in cui vecchio e nuovo,
elementi degenerativi ed impulsi riformatori, si sovrappongono. Paolo III fu un papa di stile rinascimentale
per la sua educazione umanista acquisita anche a Firenze in casa di Lorenzo il Magnifico, per il suo
mecenatismo, per la mondanità del periodo giovanile, per il senso grandioso che ebbe della sua casata e
della missione di pontificato. Ebbe piena coscienza della gravità del momento storico che la Chiesa stava
attraversando e della necessità di una sua rigenerazione morale attraverso un concilio. La costituzione della
Compagnia di Gesù (1540) e l’istituzione dell’Inquisizione romana (1542) indicano il prevalere della
tendenza rigorista e intransigente della Curia e la situazione degenera in una linea di repressione.
Gabriella Galbiati Sezione Appunti
Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo 2. La committenza artistica di Paolo III
Per Paolo III, la committenza artistica fu non solo un modo di far politica. Il bilancio, pur limitato alla sola
Roma, è imponente e mostra un rapporto di continuità e coerenza con le tradizioni e gli ideali rinascimentali.
Vi fu anche un riordinamento urbanistico – edilizio che comportò anche estese demolizioni e rispose alle
esigenze di modellare la città secondo l’ideologia del potere. Nel 1538, per volere di Paolo III, il gruppo
equestre di Marco Aurelio, il più famoso e unico gruppo equestre in bronzo dell’antichità giunto fino a noi,
fu fatto portare dal Laterano sul soglio del Campidoglio e fu posto al centro della piazza. La statua di Paolo
III, che Guglielmo della Porta scolpì per il monumento funebre del pontefice secondo le indicazioni dello
stesso Paolo III, riprende l’atteggiamento di arringa dell’imperatore romano interpretato come un gesto
pacificatore. Inoltre fece recingere di mura il Vaticano, compreso di Borgo e Castel Sant’Angelo, che
costituiva il perno difensivo e con cui si imponeva la presenza ammonitrice della Chiesa sul potere laico del
Comune di Roma. L’ostentazione di potenza, che costituisce il carattere proprio di tante costruzioni
farnesiane, traspare in palazzo Farnese, al quale Paolo III si interessò da quando era cardinale, affidando i
lavori ad Antonio da Sangallo il Giovane (1517). Nel 1538 il papa fa riprendere i lavori della fabbrica di San
Pietro, ferma da oltre vent’anni, sotto la direzione di Antonio da Sangallo il Giovane, che propone un
edificio a pianta rettangolare. Alla morte dell’architetto (1546), i lavori sono affidati a Michelangelo, che
ritorna alla pianta centrale. Paolo III fa eseguire a Michelangelo anche l’affresco del “Giudizio universale”
sulla parete di fondo della Sistina, già progettato sotto Clemente VII, e gli affreschi della Cappella Paolina
con la “Conversione di S. Paolo” e la “Crocefissione di San Pietro”. Il “Giudizio universale” è l’espressione
della crisi di una coscienza in cui contrastano i motivi dell’ortodossia e della riforma e la rinuncia ai canoni
prospettici rinascimentali. Le due splendide realizzazioni della sala Regia e della cappella Paolina, alle quali
è legato il nome di Paolo III, furono completate alla morte del pontefice. In questa zona della residenza
papale Paolo III volle operare con estrema libertà procedendo ad un rifacimento quasi integrale degli
ambienti e non esitando a distruggere la cappella parva sancti Nicolai affrescata dal Beato Angelico. Per
l’architettura si avvalse dell’opera di Antonio da Sangallo il Giovane, che coprì l’aula della sala Regia di
una maestosa volta a botte impostata su un ricco cornicione di pietra a 13 metri dal pavimento. La
decorazione fu affidata a Perino del Vaga (1542), che fece negli ottangoli, in cambio di una rosa, quattro
putti tondi di rilievo, che puntano i piedi al mezzo e, con le braccia girando, fanno una rosa bellissima; nel
resto dello spartimento vi sono tutte le imprese di casa Farnese. La sala Regia, adibita a sala di
rappresentanza, tra la cappella Sistina e quella Paolina, era tale da permettere al papa di soddisfare le sue
esigenze di fasto e prestigio. A tali esigenze rispondeva anche la cappella Paolina, costruita dal Sangallo e
ornata dagli stucchi di Perino, che andarono distrutti con l’incendio del 1545.
Gabriella Galbiati Sezione Appunti
Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo 3. Paolo III e l'arte di propaganda
Paolo III comprese il valore di propaganda dell’arte e impiegò le sue limitate risorse finanziarie per i
progetti che avrebbero agevolato le sue ambizioni religiose, politiche e dinastiche. Le sue scelte
dipendevano sempre dai fini da raggiungere. Si avvalse di Michelangelo nelle opere di maggior impiego
pubblico e civile, di Tiziano per i ritratti della sua famiglia, di Antonio da Sangallo il Giovane per la sua
disponibilità di architetto di corte, di Perino del Vaga per la maestria nel montare un apparato decorativo di
rilievo spettacolare.
Inizi dei lavori a Castel Sant’Angelo
La più impegnativa commissione farnesiana è costituita dalla decorazione dell’appartamento privato di
Paolo III a Castel Sant’Angelo, iniziata da Luzio Romano nel settore nord (1543 – 5), proseguita sotto la
direzione di Perino nelle sale di rappresentanza del settore sud fino alla sua morte nel 1547 e conclusasi con
Domenico Zaga nel 1548.
Gabriella Galbiati Sezione Appunti
Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo 4. La decorazione dell’appartamento farnesiano a Castel
Sant’Angelo
L’appartamento farnesiano a Castel Sant’Angelo si articola in una serie di sale e rampe e si apre verso la
città con le due logge di Paolo III e di Giulio II, contrapposte in asse. Il Castello sovrasta da ogni lato il
tessuto urbano imponendosi su di esso con superiore distacco ed ha una spiccata valenza emblematica come
sede e simbolo del potere centrale. L’architettura degli interni, affidata all’alternanza di grandi e piccoli
vani, svolge un ruolo subalterno rispetto alla decorazione affrescata. Le pareti sono come uno scherno su cui
si proietta la finzione delle immagini, in cui realtà e finzione si confondono. Luzio Romano curò il settore
nord (Biblioteca, Cagliostra, Adrianeo, Festoni), Perino il settore sud (Paolina, Perseo, Amore e Psiche) e
Domenico Zaga la sala di Apollo. Nel settore nord prevale la decorazione a grottesche, in quello sud si
impone la pittura di storia, nella sala di Apollo la grottesca ritorna ma in funzione della trama narrativa dei
riquadri.Manca uno studio di insieme. Gli scritti finora apparsi, peraltro non numerosi, riguardano la Paolina
e le sale del Perseo e di Amore e Psiche. Del tutto ignorate sono le tre sale della Cagliostra, la loggia di
Paolo III, il corridoio pompeiano, la sala di Apollo. Il mediocre e a volte pessimo stato di conservazione
delle decorazioni, le spietate ridipinture giustificano solo in parte le carenza di interesse critico e l’estrema
parzialità dei risultati sia sul piano filologico che storico. I restauri degli affreschi, iniziati nel 1967, hanno
potuto eliminare le grossolane ridipinture che conferivano un’impressione di inautenticità alle pitture. Per
quel che riguarda la cronologia delle decorazioni farnesiane, un progresso chiarificatore è venuto dai due
fascicoli di documenti contabili recentemente scoperti presso l’Archivio di Stato di Roma. I numerosi
pagamenti dimostrano che l’entità dei lavori di costruzione fu tale da assorbire una quota dei fondi. Quindi
non si trattò di riattare vecchi ambienti ma di costruire ex novo il piano superiore dell’appartamento papale e
di rimaneggiare vecchie costruzioni. Per la fase decorativa, i registri contabili pervenuti offrono una più
completa documentazione rispetto alla fase costruttiva dell’appartamento papale. Tutti gli affreschi sono
stati eseguiti non in maniera continuativa dalla fine del 1543 al 1548. Queste hanno inizio con la loggia di
Paolo III, dove opera Girolamo Siciolante da Sermoneta fino al 1544, e proseguono al piano superiore con
Luzio Romano, il cui nome scompare dai registri nel 1545. Nel 1545 l’equipe di Perino inizia la decorazione
della volta della sala Paolina e quasi contemporaneamente a quella dei soffitti del Perseo e di Amore e
Psiche. Alla morte di Perino (1547), la direzione dei lavori, ormai limitati alla sala di Apollo, passa a
Domenico Zaga.La sostituzione di Luzio con Perino coincide con il trapasso dei poteri tra i castellani Crispi
e Ruffini ed è spiegabile con il gusto più aggiornato di Ruffini rispetto a quello più conservatore di Crispi.
Vi è infatti un fortissimo divario tra Luzio e Perino: l’uno intende l’apparato decorativo come la risultante di
una meccanica giustapposizione di elementi in una struttura cellulare, l’altro che violenta lo spazio reale e
conferisce alla decorazione una dimensione autonoma. Anche l’atteggiamento verso l’antico è diverso: per
Luzio si tratta di rilevamento archeologico, per Perino la citazione classica è un’astratta idea ritmica. Per le
decorazioni della Paolina e delle sale del Perseo e di Amore e Psiche, Perino adotta un impianto
illusionistico con finte colonne, finte nicchie e cornici dipinte.
Gabriella Galbiati Sezione Appunti
Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo